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Dis-integration

da martedì 31 a sabato 4
Laboratorio di teatro integrato
con Serena Sinigaglia e un gruppo di educatori, attori disabili e abili del progetto Gli Spazi del Teatro
Aperto a tutti, educatori, attori, cittadini
Da più di dieci anni ho sostenuto e condiviso progetti di “teatro integrato” a tutto campo. Ho firmato regie con cast “misti”, diretto laboratori, programmato percorsi di inclusione con l’aiuto prezioso e determinante di Nadia Fulco, responsabile dell’intera attività sociale di Atir Teatro Ringhiera.
Non amo la definizione “teatro integrato”, la uso perché facilita la comprensione ma vorrei tanto poterla non usare... da qui la provocazione del titolo DIS-INTEGRATION!
Il punto  è che non riesco a concepire le cose per opposti e per settori.
Io sono io, sono Serena, faccio la regista, dirigo una compagnia e un teatro, collaboro con terzi, faccio opera lirica, classici, contemporanei, insegno, dibatto... ma sono sempre io, cerco sempre la stessa cosa:  la bellezza. Parlo della bellezza come la intendevano gli antichi greci, ossia la bellezza che è bene supremo, pace sociale, benessere personale e collettivo. 
Trovandomi a vivere tra la fine del secolo scorso e il nuovo millennio, in mezzo alla più grande rivoluzione tecnologica che la storia umana abbia mai vissuto, è stato naturale per me percepire che il teatro poteva essere il luogo più idoneo per dare corpo e voce a questa mia fame di “bellezza". Insomma non ho mai vissuto il teatro e tanto meno l’arte come qualcosa di fine a se stesso: il teatro è uno strumento per riflettere, emozionare, ritrovarsi, conoscere e conoscersi, per stare meglio. Ecco, capite?, per me il teatro è inclusivo, sempre, il suo scopo, oggi più che mai, è “integrare”. Il gesto estetico non può essere fine a se stesso. Non ho mai avvertito alcuna differenza se sul palco dirigevo attori professionisti di grande fama, esordienti, non professionisti o disabili. Lo scopo è sempre quello di indagare l’uomo, la relazione, l’istante fugace del presente, il sogno del futuro, i segni del passato.
Il laboratorio che vi propongo è dunque un laboratorio di teatro e punto.
Verrò accompagnata da un gruppo di attori disabili storici del progetto ATIR e da alcuni educattori che hanno seguito negli anni le nostre svariate attività.
Lavoreremo sulla presenza in scena, sull’intensità e la credibilità del corifeo, sulla relazione tra coro e corifeo, sull’incontro che si riveli esperienza viva, tangibile, palpabile.
E’ rivolto a tutti coloro che vogliano fare “esperienza di teatro”, ai ricercatori di quella bellezza di cui vi parlavo sopra, che, sono convinta, interessa a tanti, a tantissimi (per quanto a volte le miserie morali di questo paese possano indurci a pensare che non sia così). E’ rivolta agli attori professionisti, agli educatori ma anche ai cittadini che vogliano conoscere il nostro lavoro e aiutarmi a costruire questa benedetta bellezza sociale.
 
Ho bisogno però di curriculum e lettera “motivazionale”.
Permettetemi una breve specifica.
Il curriculum mi serve solo per farmi un’idea delle competenze che ciascuno di voi mette sul campo. So quanto assurdo sia leggere da un curriculum l’identità di una persona. E dunque non lo farò. Mi è utile solo per sapere se chi si presenta " fa" (e sottolineo il fà che è ben diverso da dire “è”) l’attore, l’educatore, il geologo, il fisico ecc.
La lettera, invece, è più importante e delicata.
Ho bisogno di capire cosa vi spinge a partecipare, è un primo passo di conoscenza, un modo per cominciare a conoscervi…insomma per me è già l’inizio del lavoro. Attenzione che non deve essere più lunga di una pagina. La sintesi è sinonimo di approfondimento e cura.
Quanto al tema, declineremo quello proposto dal Festival, come è mia consuetudine fare. Amo Granara anche per questo: l’occasione di approfondire e individuare temi importanti e attuali per tutti noi.
“ Esposti” sarà il nostro tema.
Comunicherò in un secondo tempo “i compiti” necessari per prepararsi all’incontro.
Spero che accorriate numerosi, nel frattempo vi auguro il meglio.
Serena Sinigaglia
 
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